Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Nasce l'Area Mani-Rete-Palla dell'Uisp. L'innovazione di due storici coordinamenti

Un tentativo di risposta alle nuove esigenze del territorio per lo sviluppo della promozione sociale tramite lo sport.

Volley Uispdi Vittorio Martone


BOLOGNA - Il Congresso regionale dell'Uisp Emilia Romagna, tenutosi a Ravenna nell'aprile del 2009, ha visto al centro dell'interesse del Comitato Uisp emiliano-romagnolo la necessità di innovare le attività proposte agli associati al fine di sviluppare uno sport sempre più svincolato dal risultato e dalla prestazione e sempre più affine ai principi di promozione sociale attraverso l'attività motoria. In questa direzione è orientata una recente scelta, maturata in seno ai coordinamenti regionali di pallacanestro e pallavolo, di unificare questi settori in un'area comune che unisca le metodologie di quegli sport di squadra che si giocano attraverso l'uso delle mani e di una palla e in presenza di una rete. È cosi che è nato il coordinamento regionale dell'Uisp Emilia Romagna denominato "Mani-Rete-Palla", un progetto che tende a tramutarsi in una "Area" vera e propria e che per ora sta muovendo i propri primi passi.

Per comprendere al meglio i principi animatori di questa sperimentazione e discutere del ruolo che essa può rivestire in chiave regionale prima e nazionale poi in termini di innovazione e sviluppo delle attività, abbiamo intervistato i responsabili degli, ormai ex, coordinamenti regionali pallacanestro e pallavolo Uisp, rispondenti ai nomi rispettivamente di Giorgio Gollini e Paolo Belluzzi.

Giorgio Gollini, raccontaci qualcosa del percorso che ha portato ad avviare questa sperimentazione.
"Tutto nasce dal fatto che abbiamo riscontrato la presenza di diverse problematiche nei nostri settori e, di pari passo, anche la presenza di numerose convergenze sul piano dell'approccio propedeutico allo sport. È nata così l'idea di unire i percorsi formativi dei nostri settori, anche se per il momento l'attività, soprattutto a livello dei seniores, non subirà sostanziali cambiamenti".

Quali sono questi punti di convergenza?
"Nelle nostre esperienze di responsabili di coordinamento abbiamo entrambi demonizzato il rischio dell'eccessiva specializzazione rispetto a chi si approccia allo sport: un aspetto negativo soprattutto per chi è ancora in età scolare. Pertanto abbiamo cominciato a immaginare un'attività pre-sportiva propedeutica alla disciplina in senso stretto e da lì siamo partiti progettando corsi di formazione per istruttori che abbiano come base l'attività motoria a livello non specializzato".

Al di là delle Leghe Pallavolo e Pallacanestro, quali altri soggetti intendete coinvolgere?
"La pallamano, pur presente con le sue attività sul territorio emiliano-romagnolo, non ha ancora un suo referente regionale. Questo settore rappresenta per noi il primo partner potenziale, assieme anche al neo costituito coordinamento rugby che si sta dotando di una struttura sia nazionale che regionale. L'idea è quella di fornire a questi settori in via di sviluppo, attraverso l'area comune, anche una efficace struttura organizzativa che li possa agevolare sul piano dei servizi".

Come pensi possano cambiare le discipline a seguito di questa innovazione?
"L'idea, partendo da zero, è quella di rifondare l'approccio alle discipline in una maniera del tutto nuova. Vogliamo innanzitutto mettere in rete le conoscenze metodologiche di approccio a questi sport e poi creare economie di scala rispetto ai contesti in cui si svolgono le attività. Speriamo in sostanza di realizzare quello che è il fine ultimo dell'Uisp, ovvero diffondere l'attività ludico-motoria in chiave sociale e aggregativa. Pertanto le varie rassegne dei due sport che già adesso vengono fatte, da adesso saranno concentrate in momenti condivisi e in un'unica sede".

Entro quando sarà possibile vedere concretamente momenti di questo tipo?
"Già tra la fine di maggio e i primi di giugno, quando si svolgerà l'ormai consolidata manifestazione 'Basket d'a...mare' avremo anche delle attività di pallavolo. In più, stiamo allestendo dei percorsi condivisi di minibasket e minivolley. È chiaro che questo sarà un anno di transizione e di sperimentazione, ma il percorso ormai avviato credo possa dare frutti già a partire da settembre".

Qual è il modello organizzativo di cui volete dotarvi?
"Attualmente la struttura deve ancora essere pensata e predisposta. Per ora restano sicuramente i due coordinamenti che, per alcuni versi, vanno avanti autonomamente. È chiaro però che la presenza di Belluzzi nelle nostre riunioni e viceversa la mia in quelle della pallavolo aiuterà a concepire le iniziative in maniera concordata. Spero che con la nuova stagione sportiva, ovvero entro settembre del 2010, si possa avere una strutturazione in Area che sia ben definita".

Paolo Belluzzi, pensando a decisioni alle volte precipitose rispetto alla storia associativa dell'Uisp, voi come motivate la costituzione di quest'area sul livello regionale?
"La struttura organizzativa, tecnica e progettuale delle nostre attività sportive di squadra - che hanno molteplici caratteristiche comuni - deve essere conseguenza naturale del loro essere espressione di un'associazione o di una società sportiva di base. Questa struttura, quindi, dovrebbe vivere l'evoluzione che le associazioni sportive di base stanno conoscendo, in particolare sul nostro territorio, in una logica di poli-sportività. Queste società, interlocutrici cardinali nonché primo contatto con i cittadini, incontrano ormai richieste sempre più diversificate e vedono poi incrementarsi il numero di cittadini stranieri che vogliono fare sport. Di fronte a questo quadro a noi è semplicemente sembrato riduttivo, per come riteniamo debba declinarsi la 'mission' delle Leghe Uisp, rimanere all'interno della classica progettazione basata su organizzazione dei campionati e delle finali e, qualche volta, formazione dei tecnici. Questa ci sembrava una risposta segmentata rispetto alle esigenze che i territori presentano ai nostri due settori. Noi crediamo che l'educatore sportivo che si occupa di sport di squadra abbia dei tratti comuni a diverse discipline e consideriamo controproducente che per ogni sport che viene a essere rappresentato nell'Uisp sia costituito un coordinamento o una lega. Con questa innovazione proviamo quindi a dare un segnale di tendenza, non di controtendenza, creando un contenitore di cultura sportiva che ha per scopo di aprire spazi nuovi e mettere a disposizione maggiori risorse umane. Questo con il fine di dare alle società sportive un'immagine dell'Uisp capace di fornire un disegno di sviluppo che sostenga la loro maturazione sul territorio soprattutto per le fasce giovanili".

Parliamo di attività. Oltre all'appuntamento di "Basket d'a...mare" ed all'organizzazione congiunta del minivolley e del minibasket, cosa pensate di proporre?
"Innanzitutto sottolineo che anche nella dicitura da adesso parleremo di 'Basket e volley d'a...mare'. Poi ci tengo a dire che mi sembra importante già l'aver creato due appuntamenti che prima non c'erano. Uno è il momento conclusivo di 'Un cesto di giochi', fissato per il 25 aprile, in cui i gruppi sportivi saranno impegnati con giochi e piccole gare basati al contempo su gesti classicamente definiti sia del basket che del volley. Le società sportive partecipanti dovranno quindi confrontarsi con queste due modalità di espressione secondo una prassi che, secondo me, è una novità assoluta. Poi, a seguito delle sperimentazioni dello scorso anno, ripeteremo l'esperienza delle finali regionali congiunte di basket e volley. Cercheremo poi in quel contesto di aprire un grandissimo momento di beach volley e non escludiamo di fare attività nel campo del green volley. Attraverso questi momenti ci aspettiamo che nascano contaminazioni tali da permetterci di fare in fretta salti in avanti nel campo dell'innovazione non tanto di questi due sport in sé, che rimarranno sempre più o meno gli stessi, quanto delle modalità con cui si progetta lo stare insieme delle associazioni affiliate all'Uisp. Abbiamo poi l'ambizione di costruire il prima possibile un percorso formativo per dirigenti e tecnici: un'esigenza centrale per dare prospettiva di sviluppo al nuovo contenitore".
 
Man mano che l'Area andrà strutturandosi, come credi che essa influirà sul lavoro delle società sportive?
"Sono ragionevolmente certo, da dirigente che vive il territorio, che una società che si occupa di sport non selettivo, anche solo per il fatto di poter partecipare alla metà di riunioni, consigli e congressi di un altro settore, si troverà a maturare e approfondire la relazione con il suo gruppo dirigente territoriale e regionale. Poi c'è l'aspetto educativo. Premettiamo che il giovane che si confronta in un contesto di squadra matura competenze di tipo sia fisico-atletico che relazionale, basate sull'uso di uno strumento privilegiato come la palla, sul confronto con la squadra e con quanto è diverso da sé, sulla relazione con gli arbitri e con il concetto di regola. Inserendo in questo contesto valori svincolati dal tecnicismo e la possibilità di destrutturare alcuni elementi delle regole tradizionali, pensiamo di poter accrescere l'offerta e l'interesse verso le nostre società, nonché di intercettare con maggiore facilità la fetta di popolazione colpita da disabilità che oggi continuiamo a far fatica ad accogliere in modo costruttivo".

Hai parlato di un percorso strutturato in risposta alle esigenze delle società sportive. Da queste ultime adesso cosa vi aspettate, una partecipazione oppure delle resistenze?
"Sinceramente, noi ci aspettiamo di provocare una reazione. Della quale, però, non è facile prevedere né l'entità né la portata. Il tema delle resistenze non ce lo poniamo e non ce lo porremo, poiché crediamo che questa innovazione nel nostro ambito regionale rappresenti un'opportunità. Sarà poi ovviamente nostra responsabilità promuovere le nostre azioni e divulgare al meglio i nostri contenuti e le nostre idee per informare in maniera capillare le società su queste nuove opportunità a loro disposizione. Personalmente mi aspetto che in molti colgano questo slancio di innovazione e addirittura che portino un contributo".

Un socio Uisp dovrà allora aspettarsi un volley o un basket differenti?
"C'è un elemento che questa associazione deve maturare entro l'inizio del prossimo anno sportivo e che riguarda la responsabilità esclusiva delle Leghe, delle Aree e dei Coordinamenti. Essi infatti rappresentano l'ambito in cui i territori devono trovare l'opportunità di vivere un'esperienza aggregativa il più qualificante possibile, come ad esempio grandi feste dello sport, rassegne regionali e nazionali. Nelle Leghe le società devono trovare la sede di ricerca e traduzione dei contenuti formativi che l'Uisp vuole si traducano in ogni singola palestra. Esse devono essere la sede di raccolta di tutte le energie e degli slanci che dal territorio nascono, perché è il territorio che incontra la gente ed è da lì che partono le istanze. Così come il territorio ha bisogno di risorse, culturali prima ed economiche poi, noi crediamo che il coordinamento regionale, avvicinando più soggetti, possa rappresentare una possibilità in più per alzare il livello della risposta. Quindi l'unione di discipline caratterizzate da una differenza, che non è diversità, di gesto tecnico rappresenta un'opportunità per far crescere la competenza e la conoscenza dei nostri operatori e far emergere, dall'unione di differenza, competenza e conoscenza, atteggiamenti di forte professionalità. Il socio dovrà quindi aspettarsi qualcosa di diverso, poiché se noi rivendichiamo di non essere professionisti dello sport, siamo tenuti ad essere professionali".

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